Scrivo racconti e poesie. Leggo tutto e di tutto. Amo la musica. Vivo i miei anni intensamente. Inutile ma doveroso aggiungere che tutti i diritti dei racconti e delle poesie pubblicati a mio nome sono coperti da Copywrite e quindi di mia esclusiva proprietà. La riproduzione è vietata.
Oggi si esce! Certo, se il cane non stesse male (ha 17 anni povera e non scoppia di salute), se mio marito riuscisse per una volte a stare a casa da solo e se non fosse previsto un bel temporalone. Veramente da qualche giorno si è un po' piu liberi di uscire. Chiaramente con le cautele del caso: mascherine, guanti, distanziamento sociale, niente assembramenti, niente baci o abbracci a meno che non si conviva. Anche ieri si usciva. Dunque facciamo la spesa! Al grande Supermarket la fila faceva paura. Beh ma io sono over 65 dunque una privilgiata, ho la fila dedicata. Certo, ma la fila per i "vecchietti" superava di gran lunga quella generica. In fondo la spesa magari la faccio piu' tardi. Allora andiamo in quel grande magazzino sulla Vigevanese, quello che vende tutto ma proprio tutto per lo sport. La fila di sportivi si allungava fino al parcheggio. Improvvisamente, con il ritiro forzato abbiamo scoperto tutti quanti di essere runners, ciclisti, maratoneti e anche ogni ruolo quel che vi viene in mente. Ora poi che acquistare biciclette sarà facilitato da un bonus statale, faremo tutti il Giro d'Italia. Come minimo. Vabbè i calzoncini da bici (no, non per me, ma per mia figlia) un'altra volta. Si va a Milano? No, in città no perchè pare che in centro, alla Rinascente, la fila si estenda per tutto Corso Vittorio Emanuele e questa volta non possiamo dar la colpa ai turisti, ci siamo solo noi milanesi o pressappoco. Pazienza, tanto non mi serviva nulla. E se facessimo un giro all'Ikea? E' qui vicino e magari trovo il tappeto del bagno e le tende per lo studio. Qui si rasenta la follia! Pare che in questi mesi tutti quanti abbiano realizzato di dover cambiare l'arredamento di casa. Al risparmio che con i tempi che corrono c'è poco da scialare. Non è un buco libero nel parcheggio e la fila non termina nemmeno all'orizzonte. L'impressione è che entrarci sia piu' difficoltoso che entrare al Padiglione del Giappone quando c'era l'Expo. E chi c'è stato sa di che parlo. Cancelliamo anche gli svedesi e le loro polpettine con marmellata di frutti di bosco. Anche se il ristorante è chiuso le polpettine restano un must. Dal parrucchiere non vado perchè ho appuntamento per il 31 di maggio, per la pedicure idem. Il cappuccino non lo bevo, il caffè a metà mattina non mi va, E non ho piu' l'età per rimandare tutto all'ora dell'aperitivo sui Navigli. Dunque? Dunque ieri si poteva uscire, ma son tornata a casa, ho pranzato e mi sono rilassata al sole sul mio amato terrazzo. Come sempre. Sarà per un'altra volta. Marisa Cappelletti
Una mano sicura a scostare i capelli imbiancati dal tempo, il sorriso velato di nostalgia sulle labbra asciutte, Luisa penso’ al passato. Le prime carezze al viso della madre, i suoi capelli biondi che, lei bambina, inanellava intorno alle dita per addormentarsi, la sicurezza calda della grande mano del padre mentre stringeva la sua.
Il battito impazzito del cuore sedicenne quando la mano liscia del primo amore aveva sfiorato la sua con un gesto timido.
Lo smalto bianco perla delle sue dita aperte per ricevere il simbolo di un legame che eterno non era stato.
Le manine che stringevano il suo seno nella richiesta primordiale, famelica e consolatoria, del latte materno.
Guardandosi le mani macchiate dal tempo lascio’ fluire la vita , tutto l’amore ma anche il tanto dolore.
Le mani, tantissime, strette per convenienza e per affetto che l’avevano tradita, accarezzata, cercata e persa.
Le mani della figlia sempre colme di tenerezza e d’amore.
Quel cerchietto d’oro consumato alla mano sinistra del primo amore ritrovato e perduto perché dopo mezzo secolo, ad un certo punto della via, non è possibile imboccare bivi diversi.
La mano non piu’ ferma di un difficile compagno di vita che con esitazione ora si affidava alle sue di mani, dimentico dei drammi condivisi.
Seduta al sole, deliziata dal profumo dei gelsomini che riempiva l’aria, sorrise grata per cio’ che era stato ed appoggio’ con un gesto stanco le mani in grembo , decisa a godersi la grande bellezza dell’ennesimo tramonto.
Senza Titolo non è il titolo. Cioè non è mai stato deciso come "chiamare" questo racconto scritto a sei mani con altre due scrittrici.
Marisa Cappelletti
Un ragazzo alto e biondo, dai capelli quasi rasati,
avanzava, mani in tasca e aria strafottente,trale rotaie che si incrociavano
ovunque, portando i treni fuori dalla grande stazione. Il muro lo aspettava con
la sua piccola parte ancora vergine di murales a tema sociale, firme e parole
senza senso, scarabocchied insulti
irripetibili.Estrasse lo spay argento , guardo’ all’insu’, verso un cielo
plumbeo e poi si concentro’ sul suo messaggio: NOW IS THE END! Ecco: semplice e
senza possibilità di fraintendimenti. Ripose la bomboletta nella tasca del
giubbotto , saluto’ con un gesto militaresco quel che stava sopra di lui e
conpasso dinoccolato se ne ando’
fischiettando.All’improvviso tutti i muri della città riportarono la stessa
scritta.Un messaggio temuto per secoli che ora stava li’, nella città in cui
nessuno si interessava a qualcuno, in cui nemmeno una persona si sforzava di
chiedersi cosa intendesse quella scritta. Solo una donna si fermo’ davanti al
muro,una donnina anonima ilcui sguardo penetrante ando’ oltre il murale,
oltre il significato, oltre il destino.Il cielo sopra la città si stava
tingendo di un verde acido, da aurora boreale, i piccioni,i gabbiani e tutti gli altri uccelli si
alzarono in volo scurendo il cielo, anche se , uniti nello stesso terrore,
faticavano a reagire ad un vento impetuoso che pareva arrivare direttamente
dalla Death Valley, come se la Lombardia fosse la peggior California.Le persone
, soldatini grigi impauriti sfornati dagli uffici del centro, si stavano precipitando
ai parcheggi, prendevano d'assalto i bus e si gettavano giu' per le scale del
metro', come se la pancia della metropoli potesse in qualche modo proteggerli
maternamente da quello che pareva essere l'inizio dell'Apocalisse.
Maria Rita Maurizi
Una frenesia caotica si imprigionava sull'asfalto e pareva
tirare a sè pantaloni,gonne e ruote. Nessuno osava guardarsi negli occhi per
più di un attimo per la paura di leggere domande senza risposta. D'un tratto
calò il sipario ,calma ,strade vuote ; il cielo all'improvviso divenne chiaro e
limpido come se respirasse libero dalla gente . La donnina tolse il foulard
sabbia che le copriva il capo ,scosse la fluida capigliatura rossa e con passo
lento si avviò verso casa. Un palazzo come tanti ce ne sono a Milano e in
qualsiasi altra metropoli, elegante e non molto lontano dal centro . Salì le
scale lucenti che facevano eco ai suoi tacchi di cinque centimetri Arrivata sul
pianerottolo sentì la porta del vicino aprirsi ,si voltò " Allora ? "
chiese Armando .
La bottega delle parole
"Sta andando tutto secondo i nostri piani, stai
tranquillo". Armando aggrottò un pò la fronte, e i segni dell'età che
avanzava sembravano dune nel deserto, continuavano su una nuca, che ormai era
una radura. Non era proprio sicuro, forse era preoccupato da tutte le variabili
che potevano rovinare un piano praticamente perfetto. Un piano che per lui, era
durato tutta una vita, frutto di studi, preghiere, speranze. La paura più
grande erano le molteplici variabili che avrebbero potuto influenzare il
risultato finale. Tante volte erano arrivati all’ora zero, che avrebbe dato il
via a tutto, ma da 70 anni a questa parte, c’era sempre stato qualcosa o
qualcuno che aveva fatto cambiar loro idea, fermando quella che sarebbe stata
la Fine e l’Inizio, contemporaneamente. Ogni volta l’azione di una persona li
aveva bloccati, aveva fatto loro credere che qualcosa sarebbe cambiato, che
avrebbe riportato l’equilibrio in un Mondo ormai allo sbando. Ma questa volta,
non era successo. L’egoismo dell’umanità aveva raggiunto livelli ingestibili,
incurante di tutto quello che stava distruggendo intorno a lei, ingoiava tutto
e tutti: sentimenti, natura, le stesse persone. Nessuno si rendeva conto che
quella strada li stava portando in un vicolo senza via d’uscita, e chi lo
comprendeva veniva preso per un pazzo, un anticonformista e, in alcuni, casi un
eretico. Nulla ormai avrebbe potuto bloccare gli eventi, l’annuncio era stato
fatto, e nessuno dei Membri del Consiglio si era opposto. Armando guardò l’orologio,
poi alzò lo sguardo verso la chioma rossa che lo stava fissando, e che senza
far trapelare alcuna emozione, gli disse “E’arrivata l’ora. Rompi
l’orologio" .
Marisa Cappelletti
Ma Arturo si fermo', come colpito da un fulmine divino. Poi
col mento indico' una porta alla rossa che capi' e si affretto' ad aprirla. Il
biondo dai capelli rasati, immobile e silenzioso, se ne stava dietro l'uscio
senza respirare. La donna lo colpi' leggermente allo sterno ed il ragazzo, come
un giocattolo a molla, si risveglio' dal torpore ed entro' mettendosi davanti
al vecchio. Lui lo guardo' con tenerezza, da padre a figlio, orgoglioso di quel
che aveva generato. Il primo, il capostipite dei tanti che lavoravano nel
laboratorio, mischiati agli altri ed irriconoscibili a tutti, tranne che ai
Membri del Consiglio dei Dieci. Alzo' una mano per un'ultima carezza, ma il
biondo si scosto' di scatto, negli occhi una minaccia mai affiorata prima. La
paura ma anche la tristezza si fecero largo nella mente matematica di Arturo ed
il suo sguardo smarrito cerco' la rossa.
Maria Rita Maurizi
"Non lasciarti prendere dal cuore! Tu non puoi
averne!"Gridò la donna. L'uomo abbassò lo sguardo in cenno di approvazione
.Non poteva adesso pensare ,riflettere,modificare le cose quelle stabilite tanto
tempo prima. Il ragazzo si contrasse tanto da sembrare una statua quasi
imponente , piena di rancore e determinata a lottare credendo nei suoi principi
e doveri. Le battaglie di una vita erano ora arrivate alla stretta finale. Si
inginocchiò e iniziò a farfugliare parole che sembravano preghiera .Parole che
nè l'uomo nè la rossa riuscirono a comprendere.
La bottega delle parole
Non era una preghiera, ma un codice binario che quelli come
lui potevano comprendere, c'era una rivolta e lui ne era l'artefice. Quando
finì di parlare, tutti quelli come lui sapevano.Abbracció Arturo, guardò
sprezzante la rossa, e aprì la porta, dietro c'era una ragazza, alta e pallida,
truccata come se fosse appena uscita da un rave party. "Padre, ci avete
creato, insegnato tutto e lasciati liberi tra gli altri, le persone normali,
per diventare loro amici e colpirli alle spalle. Ma...non ci avete insegnato
che cos'è l'amore, perché nemmeno voi ne conoscete il significato. L'umanità
andrebbe distrutta per quanto sa essere immonda. Ma anche nell'asfalto nasce un
fiore" Baciò la ragazza e se ne andò. Arturo sorrise, il Mondo era di
nuovo salvo, per quanto? Chi poteva dirlo, il destino era nelle mani di ognuno
di noi.
Scritto di getto in una calda serata della scorsa estate. Forse la rimpiangero'.
Milano - Piazza Gae Aulenti
Una qualsiasi notte di giugno
Il caldo è infernale: come se alcuni satanassi stessero
davanti alle porte finestre ed alle finestre dell’appartamento a buttar dentro
fuoco.
Tutto è surriscaldato, i ventilatori disturbano il sonno che
non c’è con i loro ronzii, ma sono
incapaci di dare un po’ di sollievo.Fuori il traffico è incessante anche se sono le tre. Ognuno cerca
evasione da questo inferno come puo’, magari anche solo con un giro in auto.
All’improvviso gli allarmi scattano all’unisono come se una
immensa banda di ladri avesse deciso di introdursi in tutte le case del paese
nello stesso momento. Ma dentro il silenzio diventa assoluto: la corrente se ne
è andata insieme al refrigerio meccanico dell’aria condizionata e delle pale in
movimento, gli orologi digitali lampeggiano senza orario ed ogni cosa resta
sospesa.Ormai siamo tutti esperti: sovraccarico dovuto
ai condizionatori .
Da esasperata, con una punta nemmeno tanto piccola di
cattiveria. penso: ben vi sta! E provatelo anche voi il caldo africano che non
dà tregua!
Resistono solo le luci del parco che, gialle nel verde,
creano un’atmosfera quasi magica.
Mi godo il silenzio, poi ascolto la mia musica preferita sul
cellulare e mi rilasso. Penso. Ricordo. Mi arrabbio. Mi lascio prendere dalla
nostalgia che ultimamente, causa fatti privati, si è trasformata in una
profonda malinconia.
In questa notte insonne e soffocante rivivo i miei ultimi
anni riempiti di attimi di gioia, di sentimenti insperati, perduti e ritrovati,
d’affetto e di piccole soddisfazioni. Ma anche di disillusioni cocenti, di
illusioni stupide e di bugie confezionate cosi’ bene da sembrare veritàindiscutibili.
E la musica accompagna discreta i pensieri e le speranze
che, ultimi appigli di una vita in salita, non mi abbandonano mai, nemmeno
davanti alle evidenze piu’ pesanti.
Lacrime? No! Lacrime per me non ce ne sono piu’ da tanto
tempo: la corazza leggera e permeabile
che mi sono ritrovata addosso fortunatamente mi impedisce il pianto. Almeno per
certe situazioni .Non ora, non alla mia età. Tanto so che, come
diceva nonna Lice, “quel che si fa di male agli altri poi torna raddoppiato “.
Non auguro nulla di male a nessuno naturalmente, ma so che
chi mi ha ferito non ha e non avrà vita facile ed in fondo se lo merita!
Scaccio l’autocommiserazione forse causata dal caldo e vado
a vedere come sta Agata, la mia cagnolona quasi diciassettenne e per un cane non è certo il momento
dell’adolescenza, ma di una vecchiaia tribolatasi’ ma resistente e tenace nei confronti della vita. Ansima e si lamenta
nel sonno: anche per lei questa notte è
infernale. Si sveglia, mi guarda implorante: “per favore fai smettere questi orrendi 40 gradi ”
Posso soltanto portarla con me sul terrazzo, nell’illusione
che un po’ d’aria prima o poi paassi di li’.
Poi, all’improvviso cosi’ come se ne era andata, la corrente
torna e tutto ricomincia: ronzii, luci che si accendono e spengono, televisori
che in piena notte trasmettono vecchi film e programmi culturali che non
interessano a nessuno.
Noi due, vecchie ragazze disperate accaldate ed insonni,
torniamo ai ventilatori, alle lenzuola stropicciate edal marmo che Agata spera sia piu’ fresco del
suo lettino.
I pensieri della notte mi abbandonano per lasciare il posto
ai programmi per domani, la nostalgia se ne torna nel suo angolo, un bicchiere
d’acqua gelata mi farà male ma mi disseta , l’aria mossa da pale impotenti è
calda tanto quanto quella che a dicembre esce dai caloriferi ed io..beh io
continuo a non dormire ed a maledire il satanasso che mi sta gettando addosso
il suo alito di fuoco.
E domani le previsioni sono peggiori: farà ancora piu’
caldo! Vuoi vedere che l’Inferno è il luogo piu’ fresco e rassicurante in cui
stare questa settimana?
La storia di una coppia
ignorante (nel senso che ignora) il rispetto di persone e regole innegabili in
questo momento.
La storia di due ridicoli bardati come dovessero partecipare
alla maratona di New York oppure alla Stramilano, ma con mascherine a proteggere colli nemmeno sudati,
due che ogni sera fanno con nonchalance jogging nel corridoio dei boxes
condominiali per poi sfociare, fiumi di menefreghismo ed arroganza, nel
giardino condominiale. Dove, purtroppo da tempo, vige la giusta legge del non
si gioca non ci si aggrega non si pratica immunità di gregge.
Lui parlando forte al cellulare lei insultando chi obietta
la performance. Questa èla storia
ridicola di un condominio che spera, perchésìsperare si può, in una caduta
una storta una piccola slogatura che permetta ai soggetti ridicoli un'entrata
trionfante in un qualsiasi Pronto Soccorso cittadino così, magari soltanto per
vedere cosa succede.
Questa, come giàdetto, èsoltanto una piccola
storia ridicola.